lunedì 20 febbraio 2012

Perchè il gasdotto non ci ucciderà

Proviamo a fare un po' di chiarezza sulla questione del gasdotto che dovrebbe attraversare la nostra isola, costruito dal consorzio GALSI, cercando di non cadere nel tranello di un terrorismo psicologico a buon mercato.
Sentiamo alcuni suoi detrattori parlare del gasdotto come "autostrada della morte" o addirittura di un tassello per il "genocidio del popolo sardo". Perdonatemi, ma mi sembra un tantino un'esagerazione.
Capisco che si possa essere contrari alla realizzazione di un'opera per diverse ragioni, ma non si può scadere nell'esagerazione.
Poi si dice che "gli indipendentisti" sono contrari alla realizzazione dell'opera: e chi l'ha detto?
Ho sentito fare questa affermazione da un esponente di un partito indipendentista, non sto a dire quale, tanto ha poca importanza: ma perchè qualcuno si arroga il diritto di parlare a nome di tutti?
L'indipendentismo non è una massa indistinta che pensa all'unisono come qualcuno vorrebbe, ma è fatto, per fortuna, di partiti e individui diversi tra loro, con idee proprie e distinte.
Evitiamo quindi, cortesemente, di parlare a nome degli altri se non espressamente delegati. E il mio partito non mi risulta che abbia incaricato qualcuno di parlare a suo nome.

Ma andiamo oltre, al nocciolo della questione.
I dubbi li ho anche io ovviamente, perchè certo far seguire la realizzazione di un'opera del genere da un governo regionale il cui presidente si è dato del "babbeo" da solo per aver dato credito alla "cricca", tra un'aragostata e l'altra (prendiamo comunque per buona l'ipotesi del babbeo, che sarebbe comunque la meno grave tra quelle in campo), non mi lascia molto tranquillo ed è ovvio che dovremo sempre e comunque vigilare.
Ma l'opera in sé è utile o no? Perchè è questa la vera domanda da farsi.

Il mio parere è che l'opera sia utile e strategicamente importante in una terra come la Sardegna che dipende quasi esclusivamente dal petrolio, risorsa costosa e fortemente inquinante.
I vantaggi dell'utilizzo del metano come combustibile sono fondamentalme due: basso costo ed emissioni inquinanti minori rispetto al petrolio.
E non è poco, perchè non solo le utenze domestiche, ma anche le imprese potranno quindi contare su una fonte energetica più a buon mercato e meno impattante sulla qualità dell'aria.
I detrattori dicono che si tratta di un tubo che dovrà attraversare l'intera isola da nord a sud "sventrandola": in Italia ci sono migliaia di chilometri di gasdotti... vi pare una terra sventrata?
Stessa cosa accade negli altri stati europei. Noi cosa abbiamo di così particolare che impedisca di realizzarne uno?
La cartina che segue rappresenta la mappa dei gasdotti in Europa:


Secondo la teoria dei comitati anti Galsi l'Europa sarebbe quindi un continente sventrato e una polveriera pronta ad esplodere da un momento all'altro.
Trovo questa una posizione a dir poco esagerata.
Innanzitutto è bene precisare che il gasdotto è un'opera interrata, quindi nessuno la vedrà: inutile quindi mostrare immagini di enormi tubi a cielo aperto che corrono per chilometri e parlare di anaconda d'acciaio o amenità varie, perchè non è certamente il nostro caso.

Poi si dice che nel progetto GALSI non sono previsti gli allacci per la distribuzione sul territorio. Non è proprio così: semplicemente le leggi italiane prevedono che l'attività di trasporto del gas e quella di distribuzione siano separate, quindi GALSI si occupa del trasporto, mentre alla distribuzione e vendita dovranno provvedere le aziende che si occupano di questo passaggio.
Oltretutto alcune aree urbane si sono già dotate di una rete di distribuzione locale che basterà allacciare alla condotta: le reti di distribuzione dell'aria propanata sono infatti perfettamente compatibili con l'uso del metano.

Veniamo al prezzo: si dice "vedrete che il metano in sardegna costerà più caro". E perchè mai? Al limite, introducendo un combustibile concorrente del petrolio si potrebbe abbassare anche il prezzo dei derivati di quest'ultimo.
Chiediamoci come mai proprio le aziende che producono e commercializzano derivati dal petrolio (quindi anche il gpl) si opponevano più o meno palesemente alla costruzione del gasdotto.
Mi viene in mente poi il "Progetto Eleonora" che prevedeva la trivellazione di un'area nei pressi di Oristano per la ricerca di petrolio, ma che con l'avvicinarsi dell'inizio dei lavori per il Galsi si era trasformato magicamente in un progetto di ricerca di metano. Può essere che l'azienda ipotizzasse realmente che lì sotto ci fosse un giacimento di metano, ma il dubbio che la cosa servisse soprattutto a raffreddare l'operazione Galsi continua a rimanere. Può anche essere che mi sbagli, chiaramente.

"Eh, ma la sicurezza?"
Ma vogliamo forse credere che un sistema in cui c'è una bombola di gpl per ogni appartamento, in mano a chiunque, sia una più sicuro di una condotta costantemente controllata da professionisti e dotata di tutta una serie di sistemi di sicurezza?



Poi ancora si potrebbe obiettare che ci sono anche le fonti rinnovabili. Si, certo, ma hanno un "piccolissimo" problema: l'energia prodotta con questi sistemi deve essere consumata subito in quanto la tecnologia non è ancora in grado di stoccarla. Quindi è chiaro che non possiamo legarci del tutto a fonti che non siano costantemente disponibili.
Se fossimo in una sala operatoria e mancasse la corrente non credo sarebbe piacevole... quindi meglio poter contare su energia costante.
Piuttosto dovremmo, questo si, investire sulla ricerca per trovare il modo di immagazzinare l'energia prodotta da fonti rinnovabili e poter abbandonare i combustibili fossili.
Sempre ammesso che nessuno poi dica che le pale eoliche o i pannelli fotovoltaici sono brutti (o che esplodano... perchè se va in corto circuito, qualunque sistema di produzione elettrica può prendere fuoco).

Insomma, la sostanza è che si può essere legittimamente favorevli o contrari, ma il gasdotto non ci ucciderà.




1 commento:

  1. Articolo molto importante. Ci sono tanti indipendentisti che sarebbero favorevoli al Galsi, mentre altri indipendentisti bloccano o fermano ciò che serve ai Sardi.
    L’ass.ne U.R.N. Sardinnya propone 4 interventi di politica energetica e fiscale che cerchiamo di riassumere in breve:

    1) La richiesta per la revisione della Legge Regionale n. 20/59 concernente le royalty sui diritti di produzione energetica in favore del territorio.
    2) L’attivazione della zona franca (art. 12 R.A.S.). Non si può più rimandare il tema della defiscalizzazione relativa alle accise sugli idrocarburi.
    3) L’avvio di una campagna politica che per la prossima Costituente dovrà adoperarsi nella riscrittura dello Statuto Sardo e nella quale venga contemplata l’ipotesi di realizzare un Antitrust Sardo capace di monitorare e sanzionare le posizioni dominanti sul mercato isolano (articolo di Sa Natzione del 01-11-11).
    4) L’avvio di una campagna politica per la differenziazione delle fonti di approvvigionamento energetico onde stimolare la concorrenza, tra cui il sostegno alle rinnovabili e, nel medio termine, il sostegno alla metanizzazione dell’isola (gassificatori e/o metanodotti), onde uscire totalmente da politiche demagogiche e inadeguate rispetto alla crisi di competitività che colpisce il nostro tessuto civile e industriale.
    Sardigna Natzione occupò la centrale elettrica di Fiume Santo (Porto Torres). Oggi serve ben altro in termini di azioni e proposte. Dal movimentismo occorre passare alla politica.

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