giovedì 14 giugno 2012

Indennità dei consiglieri: siamo stati anche fortunati

Leggo in rete e sento per la strada molta gente che si scandalizza per quanto accaduto l'altra notte in consiglio regionale, ovvero per la votazione che ha ripristinato i vecchi indennizzi ai consiglieri.
Si grida allo scandalo perchè è opinione diffusa che così facendo si sia tradito il risultato del referendum cosiddetto "anti casta".
Ma le cose non stanno proprio così e se l'operazione in sè non appare molto elegante da parte dei consiglieri soprattutto in tempi di crisi, la realtà è che il risultato del referendum non è stato affatto tradito: il problema è che si trattava di un quesito del tutto inutile e che, come abbiamo evidenziato da subito anche come Manca Democràtica, non prevedeva nel modo più assoluto la tanto demagogicamente sbandierata riduzione degli indennizzi.

Il quesito referendario infatti prevedeva semplicemente di abolire l'articolo di legge che fissa il tetto della retribuzione dei consiglieri regionali all'80% di quanto previsto dalla legge 31 ottobre 1965, n. 1261, ovvero del compenso dei parlamentari italiani.
Questo il testo del quesito:

"Volete voi che sia abrogato l'art. 1 della legge regionale sarda 7 aprile 1966, n. 2 recante "Provvedimenti relativi al Consiglio regionale della Sardegna" e successive modificazioni?".

Risulta evidente a chiunque lo legga e si sia preso la briga di controllare quale sia la legge che si vuole abrogare per capire che di riduzione dei compensi non c'è neppure l'ombra.
Infatti, ecco l'articolo in questione:

"Art.1L’indennità spettante ai membri del Consiglio regionale della Sardegna e il rimborso delle spese di segreteria e rappresentanza sono stabiliti dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale della Sardegna in misura non superiore all’ottanta per cento di quella fissata dalla legge 31 ottobre 1965, n. 1261.
Le disposizioni della predetta legge si applicano ai Consiglieri regionali con le modifiche di cui all’articolo seguente.
"


Cosa prevedeva quindi nella sostanza il quesito? Nulla di più che l'abolizione del tetto massimo alle indennità dei consiglieri. Nessuna riduzione, nessun taglio.
Diciamo che siamo stati anche fortunati, perchè con questo pasticcio creato dal referendum l'altra sera i consiglieri avrebbero potuto persino aumentarseli i compensi, essendo stato eliminato il tetto massimo previsto dall'articolo abrogato.

Quindi in buona sostanza, nessun tradimento della volontà popolare si è consumato nottetempo in consiglio: non è stato reintrodotto il tetto che fissa le indennità dei consiglieri all'80% di quella dei parlamentari, quindi la volontà espressa dagli elettori è salva. Chi ha votato si voleva questo, no? È scritto molto chiaro... Se si intendeva altro, beh, peccato: carta canta.

Ma quindi di cosa ci si scandalizza?
La domanda che chi oggi si agita dovrebbe porsi è "Come mai non ho letto bene il quesito e mi sono fidato acriticamente di quello che i promotori, che alla cosiddetta casta pure appartengono, hanno propagandato?"

Fatevela però questa domanda... e provate a darvi una risposta.