giovedì 21 febbraio 2013

Al voto nell'anno zero

Cosa sta succedendo alla politica? Siamo davanti a sconvolgimenti imprevedibili o semplicemente facciamo finta di non accorgercene?
L'aria che si respira è pesante, soffocante. I vecchi partiti sembrano preda di una paralisi irreversibile, incapaci di cambiare rotta, di rinnovarsi.
A nulla valgono giravolte, promesse e lifting elettorali: non si riesce a intravedere un vero cambio di rotta da nessuna parte. A complicare tutto c'è poi l'esperienza del governo Monti che ha legato insieme per oltre un anno buona parte delle forze presenti in parlamento; quelle stesse forze che oggi cercano di smarcarsi l'una dall'altra e tutte da quell'esperienza, ma che in quella strana e innaturale maggioranza hanno approvato tutto senza troppo fiatare, anche se oggi annaspano alla ricerca di soluzioni alternative in extremis, oserei anche dire fuori tempo massimo.

Dall'altra parte si affaccia all'orizzonte una nutrita schiera di sedicenti rivoluzionari, pronti, dicono, a demolire il passato e a promettere un radioso futuro fatto di soluzioni semplici ed efficaci che parlano, anzi urlano, direttamente alle viscere del cittadino medio.
Ultraliberisti "old style" da una parte, comunisti, post comunisti e giustizialisti dall'altra. E in mezzo, a far la parte del leone, il Movimento 5stelle, materializzazione degli incubi della politica classica e concentrato di populismo a buon mercato che però viene percepito da molti, pur tra mille timori, come l'unico mezzo disponibile per punire elettoralmente quella vecchia, inadeguata e pessima classe politica ora in fibrillazione.

Però... come usciremo da questa triste e squallida campagna elettorale? Male e con le ossa rotte senza dubbio. E con un parlamento ingovernabile.
Tira una brutta aria, irrespirabile e fredda come un tempo a Weimar. E come a Weimar la colpa della tragedia che seguì fu anche di chi non seppe dare risposte serie e assennate al disagio e alla sofferenza di un popolo.
Non voglio fare paragoni tra le forze che oggi cavalcano la protesta e quell'immane tragedia che fu il NSDAP, sia chiaro: quello che voglio dire è che siamo alla fine di un ciclo e come in passato dal palazzo si fatica a capire la portata di quel che verrà.

La seconda repubblica, copia malriuscita della già disastrosa prima repubblica, è al tramonto, la corruzione è rimasta la stessa, il malaffare in politica continua a imperversare e la crisi economica soffia forte su un incendio pericolosissimo. 

E in Sardegna che aria tira? La stessa aria asfissiante che si respira in Italia: vecchi e impresentabili nomi della politica sarda si confrontano con altrettanto impresentabili nuove leve, nel vuoto assoluto di proposte e di ideologie. Ah, l'ideologia! Questa parola fuori moda, bistrattata e ridotta a capro espiatorio sia da chi in passato l'ha cavalcata, svilita, svuotata e dileggiata, sia da chi, neo-futurista a tempo ormai scaduto, in nome del nuovo a tutti i costi, la elegge a simbolo del vecchio da distruggere e spazzare, responsabile di ogni male, preferendole un indefinito nulla, ma vestito di nuovo.
E invece no, fermiamoci un istante a pensare. Cos'è l'ideologia? Un sistema di valori e di ideali che guida coerentemente l'agire politico, lo ispira e lo sostiene.
C'è del male in questo? Io personalmente credo di no. Ecco allora che il crollo delle ideologie non è la liberazione del pensiero, ma la sua morte. Una condanna al vuoto.

In ogni caso, non so cosa accadrà in questa tornata elettorale, ma è probabile che assisteremo a un terremoto politico e dovremo vigilare tutti molto attentamente in questa fase di passaggio e di ricostruzione.