A Taranto come in Sardegna, come in altre decine di luoghi
va in scena la stessa commedia.
A Taranto come in Sardegna si scontrano i lavoratori dell’industria
pesante e gli ambientalisti duri e puri che, per ragioni contrapposte, difendono
le loro posizioni senza voler sentire gli uni le ragioni degli altri. E si scontrano due generazioni di lavoratori, due categorie l'una contro l'altra armate (per fortuna solo in senso figurato): i precari e i lavoratori più garantiti (per ora).
Ma quali sono nello specifico le posizioni in campo e gli attori di
questa commedia nera?
Gli attori sono quelli che un tempo avremmo chiamato
proletari, parola che ora non va più di moda, ma che vorrei continuare ad
utilizzare per chiarezza: figli del popolo che traggono la propria sussistenza
dal lavoro proprio e delle loro famiglie, ammesso che ce l’abbiano.
Sono figli del popolo gli operai dell’industria e lo sono
anche i ragazzi (qualcuno comincia già a non esserlo più) che lavorano con
contratti precari, sottopagati, senza garanzie e senza neppure l'ombra di un qualsivoglia ammortizzatore
sociale; e si fronteggiano su temi spinosi e delicati come i diritti, la
salvaguardia dell’ambiente e la qualità del lavoro. Ma chi avrà ragione? Tutti e
nessuno.
La realtà è che al capitale questa situazione fa
incredibilmente comodo; hanno tentato di
farci credere che per dare diritti ai precari era necessario toglierli a quelli
che venivano definiti “lavoratori ultragarantiti”, ma la verità è un’altra: il
lavoro garantito nasce da lotte sindacali dure e sofferte e lo statuto dei
lavoratori è il risultato di una vittoria che andrebbe difesa ogni giorno. Ora è
chiaro che la precarizzazione del lavoro è stata fin da subito un’operazione strumentale allo scardinamento di quei
diritti, portando a contrapposizione due categorie di lavoratori e facendo
credere ai figli che per loro le conquiste in termini di diritti potevano avvenire
solo andando a intaccare quelle dei padri.
Ovviamente non c'è niente di più falso. I diritti devono essere
uguali per tutti e l’unica soluzione sarebbe quella di estendere le garanzie a
coloro che non le hanno. Ma questo va chiaramente contro gli interessi di una
parte del mondo imprenditoriale (non tutto, per fortuna) che vorrebbe il lavoratore costantemente sotto
ricatto, possibilmente sottopagato e facilmente licenziabile.
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